
Ganesh Del Vescovo a Rikhiapeeth
Una notevole esperienza all'Ashram di Paramahamsa Satyananda nel Jharkhand - India 1997
di Swami Uttarkashi
L'episodio che vado a raccontare rappresenta una tappa importante nella lunga storia musicale del chitarrista compositore Ganesh Del Vescovo. Avvenne a Rikhia nell'ashram di Swami Satyananda Saraswati, nello stato indiano del Jharkhand nell'autunno-inverno 1997.
Un'enorme folla riempiva la sala. Tutti erano seduti per terra e Swami Satyananda sedeva su un rialzo in fondo alla sala stessa insieme a Swami Niranjan. Noi, della famiglia Biswas, eravamo riusciti ad avvicinarci a Paramahamsaji, ed eravamo seduti proprio ai suoi piedi, in attesa del satsang che avrebbe dato. Ganesh invece, che viaggiava insieme a noi per la celebrazione del Sat Chandi Maha Yajna e per vedere il suo maestro spirituale, era rimasto fuori, rannicchiato in un angolo nascosto vicino al tranquillissimo Cristo Kutir, insieme alla sua chitarra, (che gli faceva anche da cuscino) per fare un sonnellino. Il viaggio fino a Rikhia era stato lunghissimo e il fuso orario lo aveva giustamente sfinito. Ci fu però un ma che consistette nella voce autorevole del Guru che tuonò attraverso i microfoni della sala: "Dove è Ganesh? Dove è con la sua chitarra? Lo voglio qui, seduto davanti a me, subito con la sua chitarra!" Anusandhana, che era seduto accanto a me in prima fila, si alzò di scatto e fece un grande sforzo per attraversare quella folla, ansiosa di sentire quello che il guru avrebbe detto.
L'atmosfera era pregna dell'attesa di una cosa ineffabile che, in realtà, era già presente: la gentile, forte, dominante presenza di Swami Satyananda Saraswati. In quel momento arrivò di filata Anusandhana portandosi dietro un Ganesha imbarazzato, arrossato, gonfio dal sonno, con gli occhi pieni di incredulità e, forse anche se giusto un tantino, di quel certo fastidio di chi viene svegliato da un comodo sonno pomeridiano. Conoscevo bene quello sguardo e pensai: "Cominciamo bene!""

Ebbero inizio i kirtan - il canto ritmico ripetuto di mantra su una semplice melodia o raga accompagnato dal pulsare di profondi tamburi e dallo scintillio di campanellini - e Paramahamsaji disse ad un ancora spaesato Ganesh di suonarci insieme. Cosa suonare? Non certo degli accordi, che spesso nemmeno sono intonati con la musica di origine indiana. Dalla chitarra di Ganesh emerse un suono nuovo, leggero, diverso e perfettamente intonato che, insieme al kirtan, arricchiva l'atmosfera magica con una profonda interiorità.. Questa è la forza della musica, del kirtan e dei raga; quella di riuscire con poco ad aprire le persone verso se stessi e verso la propria dolce interiorità. Da fuori la mente e il cuore si volgono verso se stessi, senza alcuno sforzo.

Finito il kirtan Swami Satyananda si rivolse al pubblico: "Vedete, è così che deve essere. Lui sta suonando esattamente il raga di ognuno di questi kirtan. Li ha trovati ad orecchio. E' incredibile che un occidentale riesca a fare questo senza aver studiato formalmente la musica dell'India. Io che sono vicino sento delle cose meravigliose, degli abbellimenti e delle armonie magiche che voi non potete sentire. Ascoltate. E' così che va suonata la chitarra insieme ai kirtan".
L'esperienza di accompagnare i kirtan durò per tutto lo yajna (la cerimonia alla quale partecipavamo). Ganesh sedeva vicino al guru e suonava ogni qualvolta gli veniva fatto cenno di farlo. Durante quel evento così travolgente non ebbi molte occasioni di frequentarlo privatamente ma, ad un certo punto, Swami Niranjan mi chiamò a sè e mi disse di chiedere a Ganesh di scrivere un brano dedicato a Sita, una bellissima forma femminile dell'energia universale. Nel caldo torrido della fine dell'autunno indiano nacque così il bellissimo pezzo per chitarra solo intitolato "A Sita". Ma la cosa non finì lì: emersero anche alcuni degli studi più strabilianti come quello "sulle percussioni", quello "sul pizzicato Ganesh" e poi tutti i "Sandhya", (4 brani più "Divali" alla fine), e non è da dimenticare "Jasidhi Express" improvvisato in treno durante il viaggio di ritorno tra Rikhia (Deoghar-Jasidhi) e Delhi per dei bambini insonni e i loro genitori increduli e felici.
Quando ho chiesto a Ganesh le sue impressioni su questa esperienza così importante lui non ha saputo dirmi molto. Tutto era successo dentro di lui; fuori correva di qua e di là a suonare tutto quello che gli veniva richiesto.
"Non so quali sensazioni avessi. So soltanto che ero molto occupato. Non avevo il tempo di stare lì a pensarci". E musicalmente, delle curiosità, delle invenzioni? "Più che altro dovevo essere molto sveglio, soprattutto per quanto riguarda l'accordatura. Bisognava veramente stare molto attenti. Tutto era improvvisato. Una volta ricordo una sensazione molto particolare mentre facevo una combinazione di suoni con la kirtanista Tripura. Per il resto del tempo stavo sempre ad accordare, cercando l'accordatura adatta ad ogni brano. Mi sembrava tutto normale, anche il fatto di stare a stretto contatto con il guru. Ogni tanto Swami Satyananda mi parlava ma io non capivo niente perchè parlava in inglese o in hindi...." Ma dicono che il passaggio dell'energia, della shakti tra il Guru e il discepolo spesso non avviene attraverso le parole!
Questa totale immersione nella musica accanto al suo maestro spirituale, "senza il tempo per riflettere" terminò con due bellissimi concerti; uno come finale della cerimonia in corso davanti a migliaia di persone e l'altro a Munger in presenza di Swami Niranjan e dei circa ottocento allievi di yoga rimasti per continuare l'esperienza di apprendimento e di apertura verso nuove dimensioni di vita.
Swami Uttarkashi - Firenze, Marzo 2009