A PROPOSITO DEL RAGA

Alcune considerazioni del chitarrista e compositore Ganesh Del Vescovo fatte in occasione di vari concerti nei quali ha suonato dei suoi brani usando il Raga come base per lo sviluppo dei pezzi.
I raga fanno parte della grande tradizione della musica classica indiana e spiegare quello che è un raga è una cosa alquanto difficile! Tuttavia accennerò ad alcune cose molto semplici che aiutino a comprendere cosa sia e come si sviluppa.
Inizio citando il grande sitarista Ravi Shankar :
”C’è un detto in sanscrito– Ranjayati iti Ragah – che significa ‘Quel che colora la mente è un raga ‘. Come una tela vuota può essere riempita di colori e forme, così la mente umana ricettiva può essere ‘colorata’, influenzata dal suono del raga. La bellezza del raga porta l’ascoltatore ad uno stato d’animo sereno, di pace, che gli procura gioia; in altre parole, il raga deve produrre un grande effetto sull’ascoltatore. Nel sistema musicale indiano ogni nota rappresenta non soltanto un tono, ma porta dentro di sé una data espressione o emozione. L’espressione totale delle note e del tema di un raga crea un’entità musicale intensamente potente. In tal senso, data la natura delle note, considerate sia come toni musicali che come rappresentazioni di idee, non si potrebbe mai dire che un musicista inventa un raga; ma piuttosto che lo scopre. Il numero dei possibili raga è quindi quasi infinito.”. (…)
“Per gli occidentali, non familiari con le complessità della musica indiana, è forse meglio spiegare prima quello che non è un raga. Il raga non va confuso con una scala o un modo, con una chiave o una melodia, per quanto abbia delle affinità con ognuno di questi. Un raga è una struttura melodica stabilita dalla tradizione o nata e ispirata nello spirito di un maestro musicista”.
Detto questo, e tralasciando dettagli tecnici, tenterò di delineare un po’ quello che suonerò stasera. Come ogni raga è associato ad uno stato d’animo particolare, una certa emozione o passione, così è anche collegato ad una determinata ora del giorno e stagione dell’anno. Il raga che suonerò si chiama Bhairavi ed è un raga del mattino; ma data una sua particolarità, che permette di introdurre intervalli provenienti da altri raga, pare sia l’unico che si possa suonare in qualsiasi momento. Va ricordato che i raga si sviluppano per lo più attraverso l’improvvisazione. Questa improvvisazione viene fatta su intervalli ben definiti che fanno riferimento ad una nota base di bordone. Il raga inizia con la sua esposizione nell’ Alap, un momento lento e sereno di invocazione, libero e meditativo, privo di ogni forma ritmica. Rappresenta la parte più importante del raga in cui si cerca il suono, lo stato d’animo e tutti gli elementi del raga che verranno poi sviluppati. L’Alap descrive la personalità del raga, indicando i suo centri tonali e delineando le principali frasi espressive. Segue il Jor, dove si introduce una prima pulsazione ritmica; gli elementi usati nell’Alap si trasformano in maniera ritmica ma senza stretti cicli ritmici. Il raga cresce di velocità e diventa più intricata. Normalmente è questo il momento in cui entrano le percussioni, ma io userò uno stile senza percussioni. Al posto delle percussioni ho composto una Fantasia su Bhairavi. Il raga chiude con il Gat dove con un ritmo ben preciso e un tema solitamente impartito da un maestro, la velocità cresce sempre di più. Il raga culmina al massimo della velocità e le note del bordone ribattute in continuazione fanno sì che il tutto diventi quasi un suono unico, accattivante.
Ganesh Del Vescovo – novembre 2005